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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), VII, 15
 
originale
 
15. Ergo igitur evocato statim armentario equisone magna cum praefatione deducendus adsignor. Et sane gaudens laetusque praecurrebam et ceteris oneribus iam nunc renuntiaturus nanctaque libertate veris initio pratis herbantibus rosas utique reperturus aliquas. Subibat me tamen illa etiam sequens cogitatio, quod tantis actis gratiis honoribusque plurimis asino meo tribuit humana facie recepta multo tanta pluribus beneficiis honestarer. Sed ubi me procul a civitate gregarius ille perduxerat, nullae deliciae ac ne ulla quidem libertas excipit. Nam protinus uxor eius, avara equidem nequissimae illa mulier, molae machinariae subiugum me dedit frondosoque baculo subinde castigans panem sibi suisque de meo parabat corio. Nec tantum sui cibi gratia me fatigare contenta, vicinorum etiam frumenta mercennariis discursibus meis conterebat, nec mihi misero statuta saltem cibaria pro tantis praestabantur laboribus. Namque hordeum meum frictum et sub eadem mola meis quassatum ambagibus colonis proximis venditabat, mihi vero per diem laboriosae machinae adtendo sub ipsa vespera furfures apponebat incretos ac sordidos multosque lapide salebrosos.
 
traduzione
 
Cos? fu subito chiamato il mandriano e gli fui affidato con mille raccomandazioni. Com'ero allegro e felice e come trotterellavo davanti a lui pensando che non ci sarebbero stati pi? basti e some, che riacquistata la libert? avrei pur trovato da qualche parte un cespo di rose, dato che gi? i prati cominciavano a verdeggiare e la primavera era alle soglie. Ma facevo anche un'altra considerazione e cio? che se tanti onori e tante attenzioni mi venivano tributate come asino, chiss? che pacchia sarebbe stata per me quando avessi riacquistato aspetto umano. Una volta per? che quel mandriano m'ebbe portato lontano dalla citt? per me non ci fu nessuna delizia e nemmeno libert?. Sua moglie, infatti una donna terribilmente avara e cattiva, mi mise subito a girar la macina del mulino e cos?, frustandomi spesso e volentieri con una frasca, trov? il modo di farsi il pane per s? e per i suoi, a spese della mia pelle. E non si contentava di farmi lavorare soltanto per s? ma mi faceva girare per macinare a pagamento anche il frumento dei vicini, e, in cambio di tutta quella fatica, povero me, non mi dava nemmeno il cibo che mi spettava; anzi il mio orzo lo abbrustoliva, lo metteva nella macina, me lo faceva triturare ben bene e poi lo vendeva ai contadini del vicinato e a me, che tutto il giorno ero stato attaccato a quella pesantissima mola, soltanto alla sera mi metteva davanti un po' di cruscone tutto sporco e immangiabile pieno com'era di terriccio.
 

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